sabato, aprile 08, 2006
Informazione Alternativa: Buone Vacanze
Mandragor
venerdì, marzo 31, 2006
OGM – Informazione Geneticamente Modificata (Cap 1)
Secondo la Direttiva 2001/18/CE dell'Unione Europea sul rilascio deliberato degli OGM nell'ambiente, essi sono così definiti: "un organismo, diverso da un essere umano, il cui materiale genetico è stato modificato in modo diverso da quanto avviene in natura con l'accoppiamento e/o la ricombinazione genetica naturale"
A questo punto si potrebbe obbiettare: “ma non è forse vero che fin dagli albori dell’agricoltura l’uomo ha sempre incrociato piante tra loro per migliorare l’efficienza delle coltivazioni? Abbiamo da sempre OGM!”. Tale obiezione, peraltro legittima, si scontra col fatto che finora l’uomo ha potuto incrociare piante compatibili tra di loro e genericamente appartenenti alla stessa specie, mentre con gli OGM possiamo dare ad un seme una parte di corredo genetico di una specie totalmente diversa, ad esempio di un pesce, per tentare di renderlo resistente a taluni contaminanti: un tipo di interazione così estrema tra elementi così lontani di cui non è possibile cogliere le conseguenze a lungo termine.
Tale manipolazione, secondo le multinazionali produttrici nonchè una parte della categoria scientifica (come ad esempio Channapatna Prakash, famoso biologo molecolare dell'Università di Tuskagee, negli USA, che sfida gli ambientalisti di tutto il mondo in difesa delle biotecnologie agricole), permetterebbe di affrontare più efficaciemente problematiche umanitarie: "Nelle zone in cui c'è una povertà diffusa, un clima non favorevole o un terreno povero, gli interventi tecnologici sono indispensabili. L'unica alternativa possibile è dipendere dai sussidi dei governi". Dunque gli OGM si presterebbero ad essere coltivati in condizioni proibitive apportando particolari nutrienti (come una patata transgenica che, dal 2%di proteina nel tubero normale, sarebbe passata al 15%).
Esistono d'altra parte persone che come Vandana Shiva, fisica quantistica e ambientalista indiana, dalle pagine del Sole 24 ore dichiara “chi afferma che senza Ogm e prodotti chimici non si sconfiggerà mai la fame, dice falsità" evidenziando come "un terzo dei cereali coltivati nei paesi poveri, anziché sfamare la gente, sfama gli animali che daranno carne ai paesi ricchi, e che una distribuzione equa delle risorse alimentari porterebbe cibo là dove si soffre e si muore per fame, verrebbe da pensare che forse la soluzione della fame nel mondo non è così impossibile da realizzare" (fonte Lifegate 17/01/05)
Lo scetticismo sulla questione OGM viene evidenziato da istituzioni (come il Parlamento Europeo o come la Svizzera, che il 27/11/05, attraverso un referendum, ha bandito per 5 anni gli OGM dalla propria agricoltura), gruppi ambientalisti (come Greenpeace), scienziati (come nel caso di Dr. George Wald, Premio Nobel per la Medicina nel 1967) e associazioni consumatori, i quali sottolineano come la mancanza di prove di dannosità non sia sufficiente a garantirne la non dannosità ("l'assenza di prove non è prova di assenza" diceva Carl Sagan, uno dei maggiori astrofisci del 20°secolo).
È saggia tale precauzione oppure è invece più proficuo dare cieca fiducia ad una manipolazione che per alcuni rappresenta già l'alimentazione del futuro?
Discutiamone.
Fine Prima Parte
domenica, marzo 26, 2006
Clima Mondiale: Noi Protagonisti della Ricerca
Ma prima di rifugiarsi nella rassegnazione, c’è da studiare e capire ancora molto per stabilire che margini vi siano per salvare il pianeta terra dal Global Warming: "salvare" signori non è un termine troppo grosso dato che la scienza dice che ci stiamo ammalando sempre di più a causa dell’inquinamento e che entro 80 anni, continuando così, perderemo città di valore mondiale come Londra e Venezia (Fonte Science del 24/03/06)
Permettiamo a questi scienziati di lavorare. E di capire come salvarci. Ma come?
La BBC sta proponendo un esperimento, concepito da numerosi climatologi mondiali e seguito dalla Oxford university, utilizzando il modello climatico “Met Office” dell’Università della California. Tale modello è in grado di elaborare tutti i dati raccolti, da milioni di anni a questa parte, riguardanti l’evoluzione climatica della terra, elaborazione che ha bisogno di miliardi di calcoli al secondo per ottenere i risultati sperati nel più breve tempo possibile. Lo scopo dell’esperimento è proprio quello di confrontare la nostra situazione al passato ed in previsione futura, onde stabilire le modalità ed i tempi limite entro i quali dovremmo agire per invertire o quantomeno tamponare il processo di riscaldamento.
E qui entriamo in gioco noi. Scaricando un software apposito dal sito della BBC, permetteremo al nostro PC, senza alcun impegno da parte nostra, di eseguire calcoli propri e compararli con quelli dei ricercatori e di milioni di persone al mondo sotto la supervisione degli scienziati: tali dati forniranno un modello quanto più oggettivo del nostro futuro. Il programma è gratuito e fa tutto da solo, noi dobbiamo solo scaricarlo e attivarlo: i calcoli potranno poi essere, man mano che procedono, visualizzati con lo screensaver associato al software, che ci permetterà partendo dal 1920, di seguire tutta l’evoluzione climatologica della Terra fino al 2080.
Ciò di cui necessita l’esperimento è ovviamente un collegamento ad internet ( per permettere al programma di scaricare i dati su cui lavorare, dati che occuparenno solo 700-800MB circa per tutta la durata dell’elaborazione), 512MB RAM e un processore Intel Pentium 4 a 1.6GHz: una configurazione minima molto modesta (ovviamente in configurazioni migliori il tenpo di lavoro si siduce!). Inoltre non dovremmo tenere acceso il PC più di quanto non facciamo normalmente e possiamo staccare il programma per poi riattivarlo quando ci va.
Non esiste alcun vincolo.
Io ho cominciato l’esperimento circa 2 settimane fa e ho tradotto dal sito della BBC tutte le spiegazioni e le risposte alle problematiche più comuni: per qualsiasi chiarimento scrivete un commento sul blog dove vi aggiornerò periodicamente sulla mia esperienza col software e risponderò prontamente ai vostri quesiti.
Aiutiamo la Scienza ad aiutarci: buona sperimentazione a tutti!
mercoledì, marzo 22, 2006
Economia Italiana – Italia vs Argentina 1-1
Non riuscendo a sbrogliare la matassa (le matasse italiane sono sempre più aggrovigliate delle altre…) ho demandato una possibile valutazione economica del nostro paese ad un articolo del Financial Times del 17/3/06: testata estera che spero anche lontana dalla tendenza tutta nostrana di attuare un’informazione di parte quanto meno oggettiva possibile (e se l’Italia, per libertà di stampa, è stato definito "paese semilibero", un motivo ci sarà).
Ecco a voi alcuni spunti riportati dalla traduzione (accanto a considerazioni personali), spunti che denotano un’allarmante analogia dell’attuale crisi italica col crollo dell’economia Argentina:
“Mario Draghi, governatore della Banca Centrale d'Italia, avverte che l'economia italiana è in periodo di prolungata stagnazione, con un crollo economico paragonabile a quello dell'Argentina degli ultimi anni '90. Draghi riconosce tale somiglianza quando asserisce che Italia deve migliorare la propria produttività se se vuole invertire questa "corsa al ribasso".
"La somiglianza più impressionante è la rigida collocazione di valuta nella quale entrambe le nazioni si sono chiuse. Come reazione all’iperinflazione degli anni '80, l'Argentina nel ‘91 fissò la sua valuta all'interno del “piano di convertibilità”, nella speranza di costringere il paese ad una bassa inflazione e una maggiore disciplina fiscale".
"Nel simile sforzo di imporre una disciplina macro-economica, Italia abbandonò la lira per l'euro nel ‘99, sperando che, all' alta inflazione e alle svalutazioni periodiche della lira, avesse fatto strada una disciplina fiscale e riforma strutturale. Abbandonando la sua valuta, l’Italia (come l’Argentina) abbandonò la propria flessibilità per stabilizzare l'economia. Un’Italia che adesso non può più prendere parte nelle “svalutazioni periodiche di cambio” per rettificare perdite in competitività internazionale, dovendo inoltre accettare le percentuali di interesse imposte dalla BCE (Banca Centrale Europea) non sempre favorevoli alla nostra nazione".
"Non solo, sotto il "patto europeo di stabilità" l’Italia è obbligata a fortificare le sue finanze pubbliche in un momento attuale di grande debolezza. Come per l'Argentina negli anni '90, le finanze pubbliche italiane sono in una vero caos. Con un rapporto debito pubblico/PIL in eccesso del 105%, Italia la nazione più indebitata dei grandi paesi europei. E con un deficit di bilancio del 4,4%, è in chiara violazione dei criteri di Maastricht".
"Mancanza di competitività internazionale: durante gli ultimi 5anni, Italia ha perso circa 15% di competitività rispetto alla Germania.; Il suo fallimento nel modernizzare le sue industrie e muoversi sulla scala tecnologica, ha reso questa nazione più esposta alla forte competitività cinese".
"E, di male in peggio, nei tre trimestri passati, l'economia italiana ha manifestato il suo evidente stato di recessione (rapporto economico OCSE del 25/10/2005). Sotto il peso di prezzi di petrolio internazionali ed alti, questa recessione è assai probabile che peggiori".
"Come per l’Argentina,, l'unica via d'uscita per l'Italia è ripristinare la competitività attraverso grandi riforme strutturali, specialmente nel mercato del lavoro: riforme che, qualora venissero attuate determinerebbero, nell’immediato, tempi duri e “strette di cinghia” così come accaduto nel paese sudamericano".
"Nello stesso modo in cui l'Argentina fece l'errore di contare sul Fondo Valutario Internazionale per coprire i propri buchi di bilancio (e le conseguenze del suo tracollo sono ben note), allo stesso modo l’Italia commetterà un errore irrimediabile se posticiperà dolorose ma salvifiche riforme di mercato contando sull’indulgenza indefinita della BCE; significherebbe che ancora una volta la storia non ci insegna niente".
L’unica nota di speranza è stata la reazione dell’Argentina post-crisi: dopo un periodo iniziale di sbandamento e confusione, gli argentini si sono imposti un “colpo di reni” che ha permesso un grande rilancio dell’economia portando il PIL ad un rialzo del 9,5%: continuate così, siate un esempio di come dal baratro si possa risalire, attraverso la forza di volontà collettiva.
Prendiamo esempio, almeno una volta, da queste storie.
venerdì, marzo 17, 2006
Petrolio Caput Mundi - Consumatore in fundo (Cap 3)
- Il 40% di tutta l’energia primaria mondiale viene dal petrolio
- Il 90% di tutta l’energia usata per i trasporti viene dal petrolio
- Il 65% del petrolio viene usato per fare carburanti
Situazione in Italia:
- Costo effettivo di 1 litro di petrolio = 30 Eurocent (prezzi 2005)
- Costo al consumatore di 1 litro di Benzina = andate a vedere al vostro distributore!
- Consumo di petrolio annuale medio per una famiglia di 4 persone = quasi 2.000 Euro ai prezzi del 2005
Considerando che lo stipendio medio italiano si aggira intorno ai 1000 Euro mensili (visione ben troppo ottimistica), possiamo dire che due mesi del nostro stipendio annuale sono utilizzati solo per pagare petrolio; valutando poi le cose a lungo termine e con le dovute approssimazioni, significa che 1/6 della nostra vita lavorativa è finalizzata all'acquisto dell’oro nero. Troppo per pensare di non esserne letteralmente schiavi.
Ma chi ci mette realmente queste catene?
I nomi sarebbero molti come pure le supposizioni, ma invece di parlare di dati aleatori mi piace, come sempre, mettere in risalto dati oggettivi, focalizzando con questo post la mia attenzione sull'ENI e su di un altro combustibile fossile, il gas.
L’ENI, il grande monopolio italiano degli idrocarburi, è stato multato recentemente, dall’Antitrust italiano, di 290 milioni di euro per abuso di posizione dominante (agenzia Reuters 15/02/06).
Che significa?
L’ENI, essendo monopolista di un bene essenziale, è soggetto a controllo da parte dello Stato. Immaginate di essere unici distributori di un bene primario come l’acqua: potreste decidere di venderla al consumatore 10cent come 1000 euro: poiché non vi è concorrenza che regola il prezzo, è il monopolista che lo decide. Se invece i distributori sono molti, è il consumatore a sancire il prezzo andando liberamente a scegliere l’azienda col miglior rapporto qualità/costo, una libertà che fa davvero paura a tutti i monopolisti, di qualsiasi bene si tratti.
Si capisce bene l’importanza di un controllo statale garante della corretta valutazione dei prezzi, controllo che negli ultimi anni, a seguito dell’aumento delle tariffe e dell’inefficenza dell’approvvigiamento energetico italiano, aveva stabilito che l’ENI procedesse ad un potenziamento del gasdotto che, attraverso la Tunisia, porta il gas combustibile nelle nostre case. Seguendo la semplice regola economica “a parità di domanda se l’offerta aumenta il prezzo del bene si riduce”, il potenziamento avrebbe aumentato la quantità di gas in arrivo in Italia, con conseguente abbattimento sensibile dei costi per la famiglia italiana.
Ma l'ENI, che a quanto pare ha studiato bene economia, nel 2003 ha deciso di bloccare tale potenziamento, blocco che determinerà una minore disponibilità quantificata in 9,8 miliardi di metri cubi di gas nel biennio 2007/2008, deteminando un aumento delle tariffe; tutto questo in pieno periodo di tagli di gas dalla Russia!!!
Una vera e propria “zappata sui piedi” che ha una sola vittima: il cittadino
Riporto in toto la considerazione, in merito alla questione, di Intesaconsumatori, che raccoglie Adoc, Adusbef, Codacons, Federconsumatori:
“Il rispetto degli impegni da parte dell’Eni per un maggior afflusso di gas algerini e tunisini – dichiara l’Intesa -, avrebbe certamente potuto attenuare la crisi di questa stagione, offrendo maggiori prospettive di stabilità ma anche un raffreddamento di tariffe, tra le più elevate d’Europa. Intesaconsumatori è pronta a costituirsi in giudizio davanti al Tar del Lazio a favore dell’Antitrust nel caso di impugnativa del provvedimento da parte dell’Eni, ma i danni inferti ai consumatori si possono quantificare in almeno 4 miliardi di euro che dovranno essere restituiti alle famiglie italiane per circa 250 euro a testa, direttamente nelle bollette”
Il mancato rispetto delle leggi ha aumentato di 250 euro la spesa energetica della famiglia italiana: moltiplicate 250 euro per gli oltre 21milioni di nuclei familiari (fonte Rapporto Eurispes 2006) e otterrete una cifra spaventosa: con le dovute approssimazioni si parla di 5 miliardi 250milioni di Euro. Non spaventosa, direi abominevole.
Poi l’Eni mi viene a raccontare che nel 2005 ha aumentato il suo utile netto del 25% rispetto al 2004 (fonte Eni.it).
C’è da indignarsi.
giovedì, marzo 09, 2006
Petrolio Caput Mundi – Petrolio fa bene al Petrolio (Cap.2)
Se mai al teatro avete visto un’opera tragica, vi sarete ben accorti che all’interno del dramma del protagonista, qualcuno (in genere il “cattivo”) che trae beneficio da quel dolore c’è sempre. Adesso immaginatevi un altro tipo di dramma, quello ambientale, causato da un effetto serra fomentato dalla combustione del petrolio: i ghiacciai si sciolgono, aumenta il livello dei mari, aumentano i fenomeni estremi (vedi Katrina&C.), aumentano le patologie legate alle particelle carboniose ecc ecc (andate a leggere lo studio del gruppo scientifico MTG Climate e ne scoprirete di peggiori); ebbene anche qui il nostro saggio antagonista, silenzioso e defilato, approfitta della situazione per trarne vantaggio. Come? Adesso ve lo spiego.
Fino ad adesso l’estrazione del petrolio è stata effettuata da bacini fossili molto raggiungibili, la cui trivellazione e installazione dell’impianto fosse alquanto agevole, trascurando ovviamente tutti quegli immensi giacimenti sotterrati da metri e metri di ghiaccio, ai poli del mondo, sicuramente meno a “portata di mano”. Ma adesso che i ghiacci si sciolgono, indovinate un po’, tali immense risorse si stanno rendendo disponibili. Insomma il petrolio, che ha causato lo scioglimento dei ghiacci, ha richiamato altro petrolio. Ed in questa reazione autocatalitica ci si sono piazzati i più grandi colossi petroliferi mondiali, e una tra questi, l’italiana Eni.
Lo sanno bene ad Hammerfest, in Norvegia, che a causa di tale “scongelamento” (Global Warming, in inglese), sono state rese accessibili nuove fonti di gas naturali; difatti l’Oceano Artico è rinomato per contenere almeno 1/4 delle riserve mondiali rimaste inscoperte. Hammerfest, all’interno di un progetto denominato “Biancaneve” (è buffo pensare come diano nomi innocenti a certe cose), permetterà alle lobby del petrolio mondiali di trasferire il prezioso combustibile in USA o Europa centrale, trasferimento, pensate un’ po’, facilitato proprio grazie alla fusione di quei ghiacci che deviavano, fino a non molti anni fa, di kilometri e kilometri le rotte commerciali. Due piccioni con una fava insomma.
Secondo le previsioni rilasciate alla testata Times (tutti i numeri citati sono stati presa da questa fonte, ad indicare l’autorevolezza delle informazioni), si è stimato che il progetto “Biancaneve” apporterà ai fautori ben 49’500 miliardi di euro nei 30 anni della durata della riserva fossile. Sono numeri grossi signori, che fanno gola, davvero troppo grossi per ascoltare la categoria scentifica sostenente che “ la combustione di questi fossili si aggiungerà ai gas serra, il mondo si riscalderà sempre di piu, i ghiacci diventeranno più sottili, e le lobby petrolifere saranno in grado i spingersi ancora piu a nord in cerca di energia”.
E sono davvero troppo grossi per rispettare la vita delle popolazioni locali, ossia 40.000 Sami nella Norvegia del nord e 9.000 Nenets e Khanti del nord della Russia, per i quali la pesca è una fondamentale risorsa vitale. Un incidente di un petroliera o durante l'estrazione del petrolio non solo metterebbe a rischio la ricchezza ittica del mare di Barent, ma minaccerebbe direttamente anche una parte dell'economia delle popolazioni indigene. “Non preoccupatevi” hanno dichiarato le autorità competenti nonché i colossi industriali, “sorveglieremo sulla compatibilità dei lavori di estrazione per rispettare il popolo artico”: al largo delle coste norvegesi, si sono verificati, dal 1990 ad oggi, ben 2.500 incidenti petroliferi (se non si preoccupavano che succedeva?)
Tutto questo è fatto alle nostre spalle signori, senza dirci niente, decidendo già da adesso cosa dovremo consumare nel nostro futuro e in quello dei nostri figli. Quanto ancora ci imporranno di essere parassiti del petrolio? Cosa dovrà succedere per far dissuadere il mondo dalla sua estrazione? Perché l’Italia non si muove rendendosene autonoma?
A proposito di Italia, una piccola nota tutta nostrana: 7giorni fa, al TG1 mi si profilava un “anno ottimo per l’energia italiana”, pensando io, da ingenuo cittadino, che ciò equivalesse ad una minore dipendenza dal petrolio, un minore costo sociale ed impatto ambientale. Poi ho ascoltato il seguito del servizio e mi è venuto d piangere:
“L’utile netto dell’ENI è stato di 8,8 miliardi di euro, con una variazione% rispetto al 2004 del ben 25%”. Considerando che siamo in fase recessione (così l'Ocse ha decretato la situazione del nostro paese nel Maggio scorso) ed in piena crisi gas, questo risultato appare ancora più gigantesco.
Ah, dimenticavo vero, l’ENI è un’azienda di idrocarburi. Che ha pure ricevuto una multa dell’antitrust per posizione dominante, e sapete perché?
Ehehe adesso volete troppo, e poi questo post sta cominciando ad essere troppo lungo, un saluto al terzo capitolo dell’Inchiesta “Petrolio Caput Mundi” dove svelerò un' pò di arcani riguardanti l’economia italiana (arcani mica tanto, prendo la maggior parte delle informazioni dalla stampa estera, in Italia abbiamo un' pò di problemi a far girare nei giornali quella brutta parola che si chiama “Verità”).
Fonti principali
www.timesonline.co.uk/article/0,,13509-2034643,00.html
www.eni.it
http://www.gfbv.it/ (Associazione per i Diritti Umani dei Popoli minacciati)
http://clima.meteogiornale.it/Portal (MTG Climate)
venerdì, marzo 03, 2006
Petrolio Caput Mundi – Ghiaccio Bollente (capitolo1)
- 17/02/06 Pannir Kanagaratnam della Kansas University e Eric Rignot della NASA pubblicano su Science la situazione dei ghiacci della Groenlandia, ghiacci che si scioglieranno completamente entro il 2060 determinando un aumento del livello del mare di 7mt. Tali dati sono stati confermati dall’Agenzia Spaziale Europea e quella Canadese nonché da uno degli ultimi appelli dell’ONU "Effetto serra, la terra è sull'orlo del disastro"
- 20/02/06 pubblicate le ricerche di due gruppi di ricerca indipendenti dell’Università dell’Ohio, confermati dallo scienziato Lonnie Thompson, sul completo scioglimento dei ghiacci del Kilimangiaro entro il 2015, ad ulteriore supporto del’innalzamento marino, oltre all'evidente danno naturalistico e culturale mondiale.
- 02/03/2006 i ricercatori dell’università del Colorado pubblicano si Science una ricerca che conferma la perdita progressiva anche dell’Antartide (polo sud), il cui scioglimnto della sola calotta occidentale determinerebbe un ulteriore innalzamento di 6mt del livello del mare (studi confermati da Isabella Velicogna del CU-Boulder's Cooperative Institute for Research in Environmental Sciences).
- inoltre il terzo rapporto pubblicato dall'IPCC, l'organismo scientifico internazionale costituito per lo studio dei cambiamenti climatici, conferma la perdita del 50% dei ghiacci alpini.
Tali dati, confermati dalle autorevoli fonti citate (sfido chiunque a smentirle), sanciranno un cambiamento epocale degli equilibri socio-politici-economici mondiali.
E allora perché non se ne parla. Perché si tace.
Sono notizie degne di una prima pagina di qualsiasi quotidiano mondiale o del primo posto negli ordini del giorno di qualsiasi governo.
Se il tasso di CO2 non è mai stato così alto dagli albori del mondo (vedere i dati dell'ultima Conferenza Mondiale sul clima, a Montreal), perché non si fa niente per bloccare la sua causa? Chi lucrerebbe mai su un cambiamento planetario di questa portata?
Qualcuno c’è, almeno secondo alcuni interessanti spunti presi dalla stampa estera e quasi del tutto omessi da quella nazionale, tradotti da me e SonicSnake.
Il proseguo dell’inchiesta nel secondo capitolo di “Petrolio Caput Mundi”
martedì, febbraio 28, 2006
Esperti di Vita
Ho visto un anziano, due pugni chiusi indignati dalle morti, dai soprusi, dai furti, ma di quelli peggiori, in cui ti derubano della libertà e della dignità perché è l’orrore che te la toglie, l’orrore di vedere quella costante processione, giorno dopo giorno, verso le docce di “pulizia” di Auschwitz, verso le camere di tortura, e di non poter far niente.
Ho visto lo stesso anziano ebreo, di fronte ai filmati delle torture nelle carceri americane di Abu Ghraib, e degli ostaggi in mano ai terroristi, scuotere la testa nella inerme constatazione di una storia che si ripete e si ripete e si ripete.
Ho visto degli anziani su una sedia a rotelle e ho visto un dito puntare alla bandiera americana, quella stessa bandiera che negli anni 60 li aveva portati nel Vietnam in mome della “democrazia” e quella stessa democrazia ha preferito emarginarli, testimoni del fallimento di una guerra inutile. Per me avete vinto lo stesso poiché con le vostre denunce avete fatto vincere, per una volta, la Verità.
Ho visto madri oramai anziane, quelle braccia strette l’una all’altra, marciare per l’ultima volta in Plaza de mayo Buenos Aires in Argentina, delle braccia che avrebbero tanto voluto stringere i giovani figli “desaparecidos” che si erano opposti a quel “processo di riorganizzazione militare democratica” e che ne ha fatti rimanere solo ombre, scomparsi per sempre. Grazie per aver resistito al lutto dei vostri figli, siete state uno dei più belli esempi di amore materno.
Ho visto un anziano, 75enne, Lama Palden Gyatso, tibetano, in un lungo sciopero della fame nella Torino delle olimpiadi, per ricordare a tutti che il Potere è presuntuoso, abusa, imprigiona, come ha fatto con lui per 30anni, buttato in un carcere cinese poiché si era opposto all’occupazione di quel governo che gli ha censurato la giovinezza così come ora censura le informazioni, le verità troppo scomode ad un regime. Grazie per essere stato più forte della solitudine di una vita, perchè 30anni lo sono quasi, una vita.
Ho visto un anziano di Lodi, 5giorni fa al telegiornale, percorrere ogni giorno la strada che da casa lo separava dall’edicola, pochi centinaia di metri di evasione e di libertà, in dei passi che erano ben più di una passeggiata ma un’affermazione di una vita che c’è e che vuol ancora “camminare”: proprio per quella strada una banda di ragazzini minorenni, ogni giorno lo denigrava e lo picchiava nella mancanza di una degna occupazione intellettuale, forti della logica di gruppo, portatori insani di deficienza. Grazie per essere uscito comunque ogni giorno di casa, la tua libertà è stata più forte della loro viltà.
Ho visto un anziano vestito di bianco morire in una stanza bianca del vaticano, non prima però di aver fatto vedere a tutto il mondo quanta dignità si possa avere nella sofferenza, che la vita va meritata fino in fondo, fino all’ultimo respiro, anche se fa male, anche se ti fa rimpiangere il passato, anche se ti fa tremare, perché è proprio quella debolezza fisica che torna ad essere una forza che batte persino la morte quando non gli cedi. Grazie per avercelo fatto capire, sei rimasto ancora vivo oltre le sue sofferenze, per sempre, nei nostri cuori.
Ho visto anziani, semplici padri e madri di famiglia, un tempo giovani, svezzare con il loro sudore ed i loro sacrifici i figli di oggi, quegli stessi figli della società che adesso vede l’anziano come una perdita economica, inefficenza sociale, facile preda di abusi e soprusi, relegate in quegli zoo di negazione che sono gli ospizi. Grazie per esserci ancora e per ricordare ai giovani di oggi che anche loro, un giorno, diventeranno anziani.
Andiamo a chiedere a questi esperti di vita, loro che le hanno vissute, che significano Guerra, Sofferenza, Abusi, Regimi, Censura, Omicidi: chi più di altri ci saprebbe meglio di altri indicare la giusta via da percorrere per vivere una Buona Vita. Sicuramente meglio di altri più “giovincelli”, rinchiusi nelle rispettive “case bianche”, a decidere della vita e della morte per una manciata di soldi, perché questi sono i soldi in confronto ad una vita. A questi “giovincelli” da giovani, i loro padri, adesso anziani pure loro, avrebbero dovuto dare tante sculacciate.
Ma tante tante.
sabato, febbraio 25, 2006
Energia Alternativa: Essere Alternativi
Ma se esistono tali fonti perché mai non sono applicate?
Si parla ormai da tempo degli interessi economici che il petrolio produce quindi, probabilmente, si limiteranno ad applicarle una volta esaurite le fonti fossili.
La convinzione che l’approvvigionamento di combustibile fossile sia una scusante per alcune guerre in medio-oriente è oramai diffusa. Molti politici motivano la poca applicazione di tali tecnologie con la scarsa produttività di energia ricavata rispetto agli alti costi di impianto.
Ma in Germania sono già installati oltre 600 MW di pannelli solari (ossia equivalenti ad una centrale nucleare!) poiché in quella nazione, l’energia prodotta in esubero può essere rivenduta alle aziende ad un prezzo garantito per 20 anni (fonte EurObserver).
In Italia sono presenti solo 5MW di pannelli per la mancanza di un’adeguata legislazione: il Dlgs 387 del 2003 aveva proposto un sistema simile a quello tedesco, detto "Conto Energia", cui doveva seguire entro un anno la determinazione delle tariffe tramite decreto di attuazione... mai realizzato!!!
Forse perché a qualcuno conveniva ancora guadagnare col petrolio? O solo perché ai nostri governanti piace che l’Italia sia ultima in Europa su tutto?
Pochi sanno che a dare un' pò di “turbo” ai nostri parlamentari assopiti in materia di Energia Alternativa, ci ha pensato una petizione promossa dal gruppo Nimer (Nuova Identità Meridionale), che ha raccolto oltre 17mila firme e che ha finalmente permesso l’attuazione del “Conto Energia” attraverso l’omonimo decreto del 28/07/2005.
Ancora una volta al bene dell’Italia ci hanno pensato i cittadini.
Il gruppo NIMER (al quale faccio volentieri pubblicità senza conoscerli) sta organizzando altre petizioni, tra cui una importantissima per l’aumento della quota di biocarburanti nelle benzine (biocarburanti non inquinanti e soprattutto prodotti in Italia!), se vi interessa dateci un occhiata:
http://www.nimer.it/
Articolo postato da SonicSnake
martedì, febbraio 21, 2006
Influenza Aviare: gli unici polli colpiti siamo noi Italiani (parte1)
Ma non è stato minato il benessere dell'organismo (non ha fatto un solo morto da noi), bensì il benessere economico e sociale.
Ciampi ha detto che ci siamo tirati la zappa sui piedi: è stato troppo ottimista ci siamo tirati un intero trattore.
Non parlo di opinioni ma di dati di fatto documentabili e da sempre diffuse dalla categoria scientifica italiana e mondiale.
Il pollo italiano, tanto elogiato ed esportato in tutta la UE per la sua sicurezza (in termini di igiene d'allevamento e controlli veterinari): talmente riconosciuto e sicuro che l'export è persino aumentato del 10% (dati ISMEA) nel 2004 per arrivare al 16% in piena crisi influenza!!!
Ovviamente noi "nobili" italiani lo rifiutiamo. Gli acquisti di carne per uso domestico è passata da 600mila a meno di 300mila tonnellate già prima dei casi di morti in oriente. Che vergogna.
I controlli sulle carni non sono così stati serrati come adesso (e già in Italia eravamo rigorosi), ma questo a noi non interessa, così come non interessano i 30mila lavoratori in cassa integrazione e i 200mila a rischio.
A noi interessa seguire una notizia che i giornali vendono da mesi: vi informo che la redditività di una notizia (ovviamente per la stampa la notizia è un prodotto, non un bene collettivo), dipende dalla sua capacità di essere venduta nel tempo.
A quale giornale sarebbe interessato scrivere alla lettera che l'Italia è a bassissimo rischio influenza, come veterinari, epidemiologi, infettivisti hanno sempre decretato; è meglio, per l'economia di un giornale, ci sia un' pò di pepe nella notizia, che tale influenza appaia come possibile disastro mondiale.
Sono personalmente stato ad un seminario di un epidemiologo di fama nazionale: mi ha raccontato che perdeva più tempo denunciare legalmente giornalisti che neanche venivano ai suoi comunicati stampa, ma che traducevano i suoi inviti alla tranquillità in visioni neoapocalittiche.
Così l'indomani ricompriamo il giornale e l'indomani ancora, fino a quando non mi vengono a dire che alcune decine di persone, purtroppo, sono morte in Asia (e mettendo in un trafiletto di ottava pagina il continuo appello della FAO, di cui l'ultimo ieri alle 22: "Nessun pollo infetto in Italia"): il giornale aveva dunque ragione e gli scienziati appartenevano sicuramente ad un complotto cooperante per l'eliminazione della razza umana.
Che senso ha dire che, nell'indiscutibile dramma di quelle decine di persone morte, vi sono a fronte condizioni igienico-sanitarie carenti, in una commistione abitativa continua tra Uomo e Animale, nella mancanza di norme per la salvaguardia della salute pubblica, che purtroppo quei paesi conoscono?
Che senso ha dire che nel mondo sono ben maggiori le morti per forme influenzali più innocue (ad esempio in soggetti immunodepressi) o per infezioni batteriche che dovrebbero essere debellate?
Un esempio per tutti: a fronte dei 5 morti accertati per influenza aviare, nella Cina (nazione in cui vivono 1miliardo300milioni di persone) del 2005 sono morte 13263 persone per malattie infettive di cui più di 11000 per Tubercolosi, Tetano, Gonorrea, Sifilide (fonte PIME, agenzia Asianews del 14/02/06), malattie tipiche di carenti condizioni igieniche stile medioevo!!!
Per una volta almeno non diamo colpa ai politici delle nostre disgrazie, perchè signori, a rischio di risultare impopolari, la colpa è solamente nostra.
Fine prima parte.
domenica, febbraio 19, 2006
Ambiente: Mi piacerebbe...
Mi piacerebbe un'Italia, baluardo di un verde e di un mare puro, ergersi in mezzo al grigio torpore dei paesi che hanno scelto la strada apparentemente più semplice, quella della cementificazione, della deforestazione, dell'inquinamento.
Mi piacerebbe un'Italia non scesa a tali compromessi a breve termine, poichè a lungo termine (e neanche molto a lungo, 80 anni massimo) è indubbio che il verde sarà una risorsa così bramata dagli spiriti di una società spenta e fredda, e che sarà troppo poco per riscaldarli tutti.
Mi piacerebbe che i climatologi della NASA dell'Università del Kansas e dell'Ohio State University, la settimana scorsa, non avessero confermato l'esponenziale scioglimento dei ghiacci della Groenlandia e del Kilimangiaro, per l'effetto serra causato da polveri sottili & company, che dovrebbe far alzare il livello dei mari di 7 metri in 50 anni.
Mi piacerebbe non aver scoperto quante città e quante nazioni vivono ad un'altezza inferiore ai 7 metri.
Mi piacerebbe vivere in un paese dove il costo di un qualsiasi prodotto tenga conto anche dell'inquinamento che esso apporta.
Mi piacerebbe tanto che i bambini potessero liberamente cantare e respirare in mezzo alla natura, non oppressi dalle malattie respiratorie incrementate vertiginosamente nelle zone prossime a forte emissioni inquinanti (Colleferro è prima in italia per Asma Bronchiale nei bambini, con una prevalenza del 13,4%).
Mi piacerebbe non aver scoperto quante fonti di inquinamento stazionano dalle parti di Colleferro.
Mi piacerebbe un'Italia che tenesse di conto dei benefici del riparmio energetico e del riciclaggio dei rifiuti urbani, benefici sia in ambito economico (essere meno dipendenti da materie prime di paesi terzi), sociale (non affibbiando ai nostri figli e nipoti i danni dell'inquinamento) ed economici (rendendo più efficaci i consumi energetici casalinghi, non avete idea con semplici regole quanto si può risparmiare).
Mi piacerebbe che vi fossero più comuni in Italia come Varese Ligure, che produce con fonti alternative tutta l'energia che serve alla propria popolazione e che riesce a vendere l'esubero ad altri comuni, guadagnando pure denaro.
Mi piacerebbe un popolo di persone che si convicessse responsabile del proprio destino e di quelo di figli e nipoti, e che lottasse per non far pagare ai posteri le conseguenze di scelte sbagliate.
Mi piacerebbe che le parole dette in questo testo non venissero interpretate come le folli elucubrazioni di un povero ambientalista, ma come i piccoli consigli di una persona che si muove in questo senso, a passi piccoli, convinto di aiutare sè stesso e gli altri.
Mi piacerebbe pensare ad un popolo che non si rifugiasse negli sbagli dei politici o delle "altre persone" per giustificare anche i propri errori (ed omissioni), ma che si convincesse che dalla somma di piccoli passi si arriva a grandi percorsi; dalla somma di 10 miliardi di 0, ahimè, si ottiene sempre zero.
sabato, febbraio 18, 2006
Debito Pubblico: quando finiranno di prenderci in giro (parte1)
Pur di vincere le elezioni ci promettono di tutto: ponti improponibili, riduzione sensibile delle tasse, grandi opere peraltro odiate già da molti italiani (vedi TAV & company), Babbo Natale a Pasqua ecc.
E' ormai un gioco al rialzo.
E nessuna parte politica è esente da questa sorta di infiammazione del buon senso, la cosiddetta “Promettite Cronica Recidivante”, ormai endemica nei banchi del parlamento.
Tali promesse che si basano su “io farò meglio", hanno tutte un filo conduttore, una bugia, pardon, un’astuta omissione che va avanti da anni: l’Italia è indebitata fino al collo!
Parliamo di dati oggettivi: l’Italia ha un debito pubblico di 1.534,7 miliardi di euro, equivalente a 2.971.594 miliardi di lire (quasi 3 milioni di miliardi di lire, fonte Bankitalia 11 gennaio 2006); con una cifra così assurda c’è da promettere ben poco!
Mi spiego: pensatevi con una carta di credito in rosso di 4000 euro e con uno stipendio di 1000 mensili a cui togliere i beni assenziali (affitto, cibo ecc.): eliminando gli sfizi, a fine mese rimarrete con poche centinaia di euro per ridurre il debito con la banca (e a 200 euro al mese campa cavallo...).
Ovviamente al debito si devono aggiungere gli interessi relativi, ulteriori soldi che tengano conto dell’inflazione e dei mancati profitti che essa avrebbe fatto se non li avesse dati a voi (ma poverine 'ste banche!): solo parte dei 200 euro recupereranno il debito, col resto pagate gli interessi e ciò dilata ancora di più il tempo col quale lo avrete sanato.
Proiettiamo il semplicistico discorso all’Italia: parte delle tasse vengono usate per pagare non il debito ma i suoi interessi elevatissimi, debito che non si riduce ma anzi aumenta (clicca sul grafico, fonte Adusbef.it); il resto dei soldi finanziano beni e servizi comuni.
La domanda è: dato l'indebitamento fino all’osso dell'Italia (e la polverizzazione di fondi comuni per gli interessi del debito), che senso ha:
a) promettere uno sperperìo inutile (poichè ritenuto inutile da molti cittadini) dei fondi dello Stato (ossia i nostri) per nuove infrastrutture quando le vecchie (vedi Salerno Reggio, ferrovie Messina-Palermo ecc) sono in decadenza?
b) promettere riduzioni delle tasse quando non bastano neanche ad equilibrare il bilancio annuale (bilancio ovviamente fatto quadrare con prestiti ed ulteriore indebitamento)?
E allora cosa più saggiamente proporre all'Italia che non le solite promesse da 4 soldi per accattivarsi elettori?
Presentazione
La questione dei farmaci (saranno efficaci?), delle energie alternative (sempre schiavi del petrolio?), della politica (sarà vero quello che i politici di destra-sinistra-centro dicono?) sono solo alcuni esempi.
Si avverte sempre di più una sensazione di "ci deve essere qualcosa sotto", fortificata dalle incongruenze tra la "vita comunicata dal''informazione" e la "vita vissuta dal cittadino".
Da qui nasce Informazione Alternativa, un gruppo di amici che hanno deciso di porre i loro comuni dubbi in un Blog, uno strumento che si presta ottimamente verso una comunicazione più corretta, amichevole, discreta.
Informazione Alternativa è apolitica, nel senso democratico del termine: è un punto di congiunzione tra le mille sfaccettature di posizioni presenti nella società, senza favorirne alcuna; le opinioni (almeno qui!) sono uguali per tutti!